Giovedì, 23 Gennaio 2025

                                                                                                                                                                             

 

                                                                                                                                                                                                          

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ADELE CAMBRIA: GIORNALISTA, FEMMINISTA ANTE LITTERAM

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Furono i “pettinari”, fabbricanti e venditori di pettini d’avorio o ebano per capelli o di legno per pettinare, durante la lavorazione, i lini e le sete a darle il nome. Via de’ Pettinari, appunto.

Che da Ponte Sisto porta a Piazza Farnese. Siamo nel cuor della Città Eterna. E lì, in tal via, dimorava Adele Cambria. Usciva presto, al mattino. Comperava, Adele, La Repubblica, Il Messaggero, L’Unità: leggeva, sottolineava i passaggi interessanti, disponeva i quotidiani su un grande tavolo in corridoio, dopo aver posizionato vari post-it utili a ritrovare gli articoli in ogni momento. Nata in una torrida estate calabrese, nel 1931, il 12 di luglio, l’infanzia di Adele si è srotolata negli anni ’30 a Reggio Calabria.

E a Reggio, nel coinvolgente scenario culturale di Spazio Open, s’è tenuto, a sera del 26 di novembre, l’incontro, voluto proprio da Spazio Open e dalla sede reggina dell’ UDI Unione Donne in Italia, in ricordo di Adele Cambria.

Antonella Cuzzocrea, anima di Open, Luciana Amato, responsabile UDI Reggio, Tonino Perna e Oriana Schembari hanno offerto aneddoti e ricordi riguardanti Adele, il suo impegno, le sue passioni, le sue opere. Impreziosito da filmati e istantanee, l’evento è stato arricchito dagli interventi dei giornalisti Franco Arcidiaco ed Aldo Varano.

E se l’UDI reggina ha il merito d’aver dato avvio alla raccolta firme per l’intitolazione del Parco Lineare Sud ad Adele, Spazio Open – “officina”, che cura e ringiovanisce l’animo umano, di Città del Sole Edizioni – custodisce, e quotidianamente mette a disposizione di coloro che ritengono il libro parte integrante dell’esistenza umana, particolari scritti di una Cambria matura, ma pur sempre pungente, arguta, lungimirante.

A proposito di lungimiranza: l’ostinato desiderio di studiare per diventare giornalista allontanò Adele dal Sud (“Tornerò, ma da turista”, diceva sin da ragazzina). Ma, intanto, per studiare, era necessario prendere il traghetto tutti i giorni e recarsi alla Facoltà di Messina (accompagnata dalla madre: non era opportuno che una ragazza viaggiasse da sola).

Desidererebbe studiare Lettere ma, con la lucida visione sua, capisce che non è la strada più breve per andarsene da casa. “Sarei rimasta incastrata lì, a fare la supplente nei paesini di periferia, in eterno”, e sceglie Giurisprudenza. A 22 anni, conseguita la laurea, Adele fa domanda per il concorso pubblico in Magistratura, ma la risposta che riceve dopo alcuni mesi è lapidaria: ha tutti i requisiti per partecipare, tranne uno: il sesso maschile. Infatti, prima del 1963, la legge italiana precludeva alle donne la carriera di magistrato in quanto “inadatte al giudizio e all’equilibrio e soggette alla capacità di commozione.” Testualmente.

Ma Adele è ostinata, coraggiosa e scaltra: nel 1955 lascia la Calabria e armata di macchina da scrivere e borsa di vernice nera zeppa di articoli, persegue imperterrita l’obiettivo di diventare giornalista.

E giornalista diventa, una delle pochissime giornaliste in Italia alla fine degli anni Cinquanta, insieme a Camilla Cederna e Oriana Fallaci.

Per cominciare, però, s’imbatte in un lavoro quasi giornalistico: segretaria di redazione dell'agenzia Sib, ovvero Servizio informazioni brevi: “scoprii dopo un paio di mesi – confidò – che era una sorta d’ufficio stampa personale di Mario Scelba, divenuto presidente del Consiglio nel febbraio 1954. I democristiani per me erano ancora gente qualsiasi, non mi interessavano, non mi riguardavano, avevo anzi votato Dc al mio primo voto, il 7 maggio del 1953, per fare piacere a mio padre, il sognatore borbonico a cui mi preparavo a dare tanti dispiaceri…”

È “Il Borghese” di Leo Longanesi a pubblicarle, nel 1955, il suo primo articolo su un settimanale nazionale: un pezzo dove tratteggia con sarcasmo e ironia le ragazze “bene” di Reggio Calabria.

Tollera, davvero per poco, l’obbligo di firmare gli articoli con lo pseudonimo maschile Leone Paganini e, con il passare del tempo, diventa una firma conosciuta e lavora per testate sempre più rilevanti quali Il Giorno, di Enrico Mattei (diretto da Gaetano Baldacci); Il Mondo (di Mario Pannunzio), Paese Sera, La Stampa, Il Messaggero, L’Espresso…

Nel 1969, per la prima volta dopo quindici anni, torna a calpestar Terra Calabra: vuole seguire, per conto de L’Europeo, la rivolta in atto, la sollevazione popolare passata alla storia come “I Moti di Reggio”. Cofondatrice della Casa Internazionale delle Donne; tra le fondatrici del teatro La Maddalena, insieme a Dacia Maraini e molte altre; direttrice responsabile di “Effe”, settimanale di controinformazione al femminile; prima in Italia a scrivere di procreazione assistita su un settimanale; il suo spettacolo teatrale “Nonostante Gramsci” arrivò in cartellone sino a New York. Ha recitato in tre film di Pasolini (è “Nannina la napoletana” in Accattone, del 1961, Comizi d’amore, del 1965, e Teorema, del 1968), autrice di quattordici libri e di migliaia di interviste. Sempre sul pezzo, insomma! È morta il 5 di novembre 2015, al Fatebenefratelli, nosocomio romano.

Donna vogliosa d’emancipazione femminile oggettiva, vicina alla sinistra progressista e al partito radicale di Marco Pannella, fin dagli albori Adele sostenne il movimento femminista.

Non la si può, però, etichettare, circoscrivere: a Roma siede allo stesso tavolo di Elsa Morante, Alberto Moravia, Pier Paolo Pasolini, Goffredo Parise, Luchino Visconti. È amica di Adriano Sofri ma anche di Goliarda Sapienza. Ha l’opportunità d’intervistare Cocteau, Fellini, Sartre, Susan Sontag, Peggy Guggenheim… Scrive pure per L’Unità, ed anche per Il Domani della Calabria.

Nel 2010, con l’editore Donzelli, pubblica l’autobiografia “Nove dimissioni e mezzo”.

Nel 2012, per i tipi di Città del Sole Edizioni, manda in libreria “In viaggio con la zia”.

Chissà, potrebbero essere due utili e affascinanti doni, da farci, in occasione delle imminenti festività natalizie.

E se Tarquinio Majorino, giornalista d’un rotocalco degli Anni ’50, la definisce “signorina di buona famiglia, calabrese, in cerca di evasione”, Lei, Adele Cambria, così si… dipinge: “io non conoscevo nessuno, non appartenevo a nessuno, avevo soltanto voglia di aggredire le cose, sventrarle e dirle, scriverle. Sono stata soprattutto una cronista e se ho eletto Simone de Beauvoir come guida e perché, leggendo i suoi Cahiers de jeunesse, ho scoperto e amato la fragilità della donna, piuttosto che la sua autorevolezza intellettuale”.


 

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