Proseguo a dialogare con giovani, ma, sia chiaro, lo faccio per me, per avere, con l’avanzare del tempo, più bellezza possibile nei miei giorni; bellezza che solo la gioventù degli altri può regalare. Conosco Giulia Modaffari da anni, e non ricordo neanche come è avvenuto il nostro primo incontro; abbiamo, fino allo scorso anno, fatto insieme una bella cosa, un tributo in musica e parole a Fabrizio De Andrè. Le parole le ha messe Faber, Giulia ha cantato, accompagnata alla chitarra da Simone, che a breve vi farò conoscere. Giulia, 22 anni, studia scienze della Formazione Primaria; minuta, grecanica, delicata, di fronte ad un microfono esplode. Nella vita di tutti i giorni Giulia, senza esitazione né ricerca spasmodica di consenso, prende posizione su tematiche importanti quanto divisive: la condizione femminile, i diritti umani e civili, la violenza sulle donne. Perché la bellezza non può non crescere dove c’è rispetto per ogni essere vivente, Giulia lo sa. Adesso un paio di domande, aperte.
Come sei approdata alla musica?
È difficile racchiuderlo in poche righe. È successo tutto all'improvviso, è stata la musica a trovarmi che ero solo una bambina. La musica è stata, e lo è tutt'ora, la mia rinascita. Ho iniziato a cantare quasi per gioco, dopo un lungo periodo di ospedalizzazione in cui mi era stato detto che, a causa del mio polmone compromesso, necessitavo di una lunga riabilitazione per riuscire a respirare correttamente. Avevo solo quattro anni, forse l’incoscienza tipica di quell'età mi ha fatto sfidare questo limite e superarlo; e, tra un esercizio di respirazione e l’altro, ho iniziato a cantare e non mi sono più fermata. All'età di otto anni ho iniziato ad impegnarmi seriamente prendendo lezioni di canto da una maestra che mi ha fatto appassionare a tantissimi generi musicali: jazz, pop, cantautorato, r&b. Per me fare musica significa soprattutto fare un grosso lavoro su se stessi, impegnarsi duramente ed essere sempre curiosi. Sperimentare è la parola d'ordine quando si tratta di fare musica.
Praticamente nelle pieghe di un esercizio riabilitativo Giulia ha trovato l’arte.
Giulia, perché l'arte può rendere migliore il mondo?
L'arte unisce e ci chiede ascolto; oggi non riusciamo ad ascoltarci, a fermarci. Corriamo troppo di fretta presi dai nostri impegni e dalla nostra paura nei confronti dell'altro, paura di chiunque possa minacciare il nostro equilibrio, fatto di routine monotone e di agende piene di impegni, nel tentativo di fuggire dai nostri conflitti interiori e le nostre fragilità. L'arte invece ci spoglia, ci fa fare i conti con i nostri drammi e le nostre insicurezze. Ci chiede solo di fermarci, ascoltarla, dare voce alle nostre emozioni e contraddizioni, tutte quelle cose che normalmente fanno paura ma fanno parte di noi. E quando finalmente ci togliamo le maschere, senza più inganni siamo credibili e riusciamo a creare unioni, reti, comunità. Perché tutti quanti siamo fatti di carne e sentimenti. L'arte, in ogni sua forma, è il mezzo per portare fuori la nostra sensibilità, quello che ci rende ancora umani e ci fa restare, umanamente connessi.
Le più grandi difficoltà che hai incontrato?
Sicuramente una difficoltà importante è la scarsa attenzione data agli artisti nel nostro territorio. La mancanza di occasioni per poter far musica. Noi facciamo di tutto per restare qui, anche se ciò comporta tanti sacrifici. Io lotto ogni giorno per migliorare e crescere anche in un posto dove non è rimasto quasi nessuno ed è difficile confrontarsi, il più delle volte non si è capiti e ci sente terribilmente soli. È dura per noi artisti perché ci troviamo in un posto dove l'arte non viene valorizzata, viene sfruttata, soprattutto non viene dato il giusto peso al lavoro che c'è dietro una performance. Qui non si improvvisa mai niente, e soprattutto non è tutto così semplice come può sembrare. Occorre tanto lavoro, non si tratta di cantare e basta. Nonostante tutto però bisogna tentare, per diffondere speranza e bellezza perché la nostra terra ne ha bisogno.
Le cose più belle che senti di condividere di questa tua scelta?
Fortunatamente ci sono artisti desiderosi di collaborare (pochi ma buoni) e gente che apprezza l'arte e cerca di creare opportunità e modi di stare insieme e condividere pensieri.
È bello vedere il sorriso di chi apprezza la musica e si sente capito grazie ad essa. È bello vedere la gioia della condivisione, è bello diffondere bellezza attraverso l'arte.
Che futuro, il tuo?
Il futuro non riesco a immaginarlo senza musica. Il mio obiettivo è quello di riuscire a far conoscere la mia musica, pubblicare i miei brani; da un po' di anni ho iniziato a intraprendere il mio percorso come cantautrice, ho tanti brani chiusi nel cassetto che aspettano, ansiosi, di uscire fuori e diffondersi; anche se sto studiando per diventare un insegnante, i miei occhi brillano sempre quando si tratta di musica e sogno di poter vivere di questo un giorno. La pazienza è la virtù dei forti? Lo scopriremo solo vivendo e continuando sempre nonostante tutti gli ostacoli, perché la musica mi rende libera, e soprattutto felice.
Ho riportato integralmente le parole di Giulia, senza indugiare nell’interpretazione, che spesso fuorvia. Ma il messaggio è chiaro e sintonico con tutti i giovani che nella nostra Terra sentono il fiato dell’arte, della bellezza, e dell’opposizione ad ogni ostacolo che inevitabilmente induce al disimpegno. L’arte, in Calabria, è militanza, è elemento di contrasto e lotta, di rivoluzione e resistenza, ma questa è un’altra storia, una storia di sfondo.
Grazie Giulia, i miei anni, che passano veloci, ti esprimono profonda gratitudine.