La prima cosa bella di oggi è accaduta un paio di giorni fa, ed è il pianto di una donna per una donna.
Una donna che sa ridere piange col cuore.
Il fatto.
Lucy Salani è una transessuale di novantotto anni, internata a Dachau perché, appunto, gay.
Dura vita per i gay ieri. E oggi? Tengo a bada quest'altra storia, giusto per un attimo.
Lucy parla ferma. E ripete due volte, in TV, con potenza, la frase grimaldello per ogni forma di incomprensione.
"Non siamo artifizi, siamo esseri umani".
Due volte. Due colpi di cannone.
Geppi Cucciari, splendida conduttrice dal taglio ironico, si piega su sé stessa, e con garbo, piange.
E chiede scusa all'ironia per averla messa un attimo da parte.
Piange così, per un attimo, spontaneamente, schiacciata dal peso di una storia pesante.
In un luogo, la tv, dove spesso le lacrime sono artificiali.
Artifizi.
Non manda la pubblicità, Geppi, ma lacrime brevi, calde, spontanee, salvifiche.
Che lavano gli occhi dalle brutture che si fissano sul cristallino.
Il mio, amici, è un racconto scomposto, disordinato. Pieno di tematiche alle quali non so dare un ordine.
Non sempre occorre dare un ordine alle cose, forse.
Sarà il diritto delle persone omosessuali di esistere, ieri come oggi? Tema ben declinato da Lucia Salani in due minuti di intervista.
"Siamo esseri umani non artifizi".
Potrebbe bastare, ma non si può ignorare che dopo Dachau i gay non si internano, ma si picchiano e si escludono.
E si affossano dai rappresentanti del popolo le leggi a tutela, che forse non dovrebbero esistere, ma senz'altro occorrono.
È questo il tema? Si.
Certamente.
O forse il tema è la memoria che se condivisa e collettiva serve a impedire il ritorno di ciò che è già accaduto?
È questo il tema? Si.
Sicuramente.
E se il tema fosse invece la buona televisione, rara, che a volte accade e da spazio alle vere tematiche con ironia, garbo, e senza, come direbbe Lucia, artifizi?
Si, forse è questo il tema.
Anche, forse, sicuro.
Diciamola tutta.
Non c'è un tema soltanto in una vicenda.
I temi siamo noi che leggiamo, o guardiamo, e riportiamo dentro le nostre stanze quanto visto, sentito, ascoltato.
Siamo noi che da domani penseremo, oppure no, al dramma di una persona trans nel 1944.
O tutto accadrà nel 2022, perché in alcuni luoghi, fuori e dentro di noi, essere sé stessi non è consentito.
Il tema siamo noi, se saremo capaci di lacrime di fronte ad una emozione.
E di ridere, quando occorre. Anche di noi stessi.
E tra il riso e il pianto, entrambi benefici, si approccia a finire questo primo mese dell'anno nuovo.