Un ponte per passare dal mondo reale a quello non reale e da lì guardare entrambi. Questo sono alcuni luoghi. Il Villaggio Mancuso a Taverna nella Sila Piccola ha quasi 100 anni di storia, è un progetto visionario del passato. Testimonianza che l’audacia ha del genio e della magia.
Il Ministero della Cultura ha emanato la disposizione di tutela per il Villaggio Mancuso, il più vasto provvedimento di tutela in Calabria.
Il complesso architettonico di ville e strutture turistiche si trova in un'area attraversata da una fitta boscaglia di pini silani ad una altezza di circa 1200 metri che per qualità dell’aria e per contesto paesaggistico è molto simile ad alcune regioni dell’Europa centrale.
Il Villaggio ideato e realizzato tra il 1925 ed il 1931 dal proprietario Eugenio Mancuso che era un costruttore ed industriale, con interessi nella produzione e nel commercio del legname, è nell'immaginario, luogo dell'idillio montano di una Calabria che è “altra”.
Offriva strutture, spazi ed attrezzature specifiche per la villeggiatura. Il modello costruttivo a cui ci si ispirò era quello delle costruzioni in legno tipiche dell’Europa centrale e degli abitati alpini conosciute come cottage bungalow e chalet a spazzavento, realizzati con strutture lignee a vista, tetti a falde molto spioventi e tompagni in tavole di legno.
In origine comprendeva il Grande Albergo delle Fate, le arterie stradali, le piazze, relativamente grandi, gli appartamenti per famiglie, gli chalet con bagno privato, il teatro con salone da ballo, le sale di lettura, la sala musica, la casa del gioco da biliardo, il bar-pasticceria-gelateria, la chiesa, il teatro-night club, il ristorante all’aperto, il complesso sportivo con vari spazi a tema e campi da calcio, tennis, bocce e di tiro al piattello, le attrezzature per il gioco dei bambini nonché, l’ufficio postale, la farmacia, i negozi alimentari, il bazar, l’edicola-libreria, il parrucchiere, le fontane pubbliche e la stazione dei carabinieri. I manufatti, residenze e strutture di servizio, erano disposti lungo la via principale che collegava il villaggio ai vicini centri di Albi, e Taverna e, quindi, a Catanzaro. Dalla via principale altre stradine di collegamento conducevano i viaggiatori alle diverse residenze che, come il grande albergo, si trovavano immerse nel bosco di pini, oggi parte integrante del parco nazionale della Sila Piccola. Ognuno di questi edifici era servito da impianti elettrici e di acqua potabile. Il grande Albergo delle Fate, inoltre, era dotato anche di impianti di riscaldamento. Quest’opera era essenzialmente rivolta ad una élite societaria locale ed estera, anche di oltre oceano, che, necessitava di un luogo di soggiorno, isolato e dotato delle comodità richieste dalla “moderna” concezione alberghiera dell’epoca.
Attualmente il Villaggio Mancuso è costituito oltre che dal Grande Albergo delle Fate da altri diciassette manufatti originari. Nessuno dei manufatti ha un gemello o simile. Ad oggi, la struttura originale della destinazione si presenta molto ridotta, ma conserva tutta la sua estetica identificativa ed esclusiva per il territorio. Il riconoscimento immediato da parte di tutte le categorie, non solo per gli addetti ai lavori ed il valore simbolico e storico lo rende un'opera maestra unica ed inimitabile.
La disposizione delle costruzioni e delle infrastrutture è molto organica e segue l'orografia del terreno, la naturalità del sito e rispetta la disposizione delle strade originali, basate sui percorsi della transumanza delle mandrie e dei ruscelli, che hanno fornito l'acqua per le numerose fontane pubbliche.
I singoli edifici, infatti, sono collocati in piccole radure inserite sotto i pini longevi che, naturalmente, compongono il bosco. Le fronde dei pini non impediscono il filtrare della luce solare durante l'arco della giornata e di inverno, riparano gli edifici dalla neve e dalle intemperie.
Le villette formano un complesso che richiama molto il gusto "utilitario" delle cittadine del settentrione d'Europa o anche d'America, con pareti a strisce variopinte in senso orizzontale, corpi di fabbrica rientranti e sporgenti a disegnare volumi, balconi, ballatoi, verande, tetti articolati e con falde multiple e spioventi, attici dal timpano animato da finestrelle e abbaini incappucciati per evitare la troppa neve. La portata strutturale è, inoltre, resa evidente da vivide colorazioni, impiegate secondo un ordine cromatico armonioso, che distingueva gli elementi strutturali dalle tompagnature.
La progettazione e la realizzazione degli edifici ha richiesto la consulenza di manodopera specializzata in edilizia di legno alto europea.
Questi beni sono quindi tutelati per le loro caratteristiche architettoniche ed artistiche di pregio, perché rappresentano tipologie uniche nel meridione di Italia e perché sono un raro ed importante esempio di destinazione turistica del primo Novecento.
La tutela ha inoltre la finalità di evitare che anche gli edifici in cui si riscontrano i caratteri originari possano essere alterati nella loro consistenza e nei materiali, se non demoliti e ricostruiti con tecnologie contemporanee estranee al contesto storico costruttivo di appartenenza.