La partecipazione di Elly Schlein, il due dicembre u.s., alla riunione dei "popolari" di Pierluigi Castagnetti (espressione dei cattolici democratici), e la relazione centrale di Romano Prodi, il 16 dicembre, alla kermesse sull'Europa del Partito Democratico, segnano un punto preciso, uno sviluppo "naturale" per i più accorti: *"il PD senza i cattolici democratici non esiste!"* A dirlo espressamente è la Segretaria "di Sinistra" del Nuovo Partito Democratico che riconosce, così, il ricco pluralismo del Partito, il contributo coessenziale del riformismo cristiano al suo sviluppo. Il nesso, il legame, la struttura che lega tutte le tradizioni "costituzionali" e repubblicane che vivono nel PD, non ha nulla a che fare con l'identitarismo cristianista da operetta (quello della Lega di Salvini, ad esempio) o con la retorica muscolare dei "valori non negoziabili" (quella espressa dal cardinale Ruini ai tempi del berlusconismo trionfante).
Ciò che conta e che importa, ciò che "resiste", che vale e che unisce è altro: la lotta alle ingiustizie, l'opzione per i poveri, i diminuiti, i deboli, la tutela di tutti i Sud del Mondo - compreso, ovviamente, il nostro - che rischiano di essere stritolati dall'affermazione di una falsa "meritocrazia" che nasconde, invece, i privilegi delle corporazioni, dei "figli di", dei già arrivati, dei satolli. Diceva Don Milani: *non c'è nulla di più ingiusto che fare parti eguali tra diseguali.* Più o meno lo stesso pensava Don Luigi Sturzo, a fine 800, quando promosse le prime cooperative agricole "bianche" e le società operaie a Caltagirone e in tutta la Sicilia, quando decise, più avanti, di far entrare le masse popolari nella democrazia italiana, superando il non expedit e lottando per la riforma proporzionale della legge elettorale.
Nel suo bel libro - i Menscevichi (Marsilio editore, 2005) - Luigi Covatta lo dice chiaramente: grazie ai professorini DC e a Fanfani prima, all'apertura verso i socialisti e a Moro dopo, le riforme sociali cominciarono progressivamente ad attuarsi (nonostante mille contraddizioni che riguardarono anche la c.d. Sinistra-Sinistra), penso alla riforma agraria e edilizia, alla Scuola Media Unica, alla nazionalizzazione dell'energia elettrica, contribuendo alla affermazione del Centrosinistra come formula di buon senso per il Governo del Paese. Qualcuno, oggi, diciamolo chiaramente, ci ha sperato davvero: il PD nel Partito europeo dei Socialisti e dei Democratici, insieme all'affermazione congressuale di una giovane leader "radicale" e progressista, avrebbe dovuto portare ad abbandoni di massa e scissioni, alla stessa fine dei Dem.
Renzi e Tajani, gli interessati speranzosi di cui sopra, conoscono però poco le fonti culturali e politiche dei "democratici cristiani". Don Romolo Murri (il fondatore della prima DC), il suo radicalismo democratico e la strenua battaglia contro l'autoritarismo clerico-moderato, non è passato invano; e fu il "centrista" De Gasperi ad opporsi a Pio XII, boicottando, alle amministrative di Roma del 1952, l'alleanza con i post fascisti del MSI in chiave reazionaria. Fu Aldo Moro, in Assemblea Costituente, a dirlo più chiaramente di tutti, meglio anche di Togliatti e dei comunisti: la Costituzione italiana non è "a-fascista", indifferente, è propriamente "antifascista" perché, nell'affermazione di Libertà e Giustizia insieme, contro tutti i totalitarismi, proietta (ancora oggi) l'Italia nel futuro, contrapponendosi al "vuoto politico", all'arroganza priva di contenuti dei fascisti, dei post fascisti, dei cripto fascisti, degli sfascisti.
L'Opposizione al Governo Meloni c'è, quindi, ed è sempre più strutturata anche grazie al retaggio del cattolicesimo politico. Un'Opposizione Dem che non ha nulla di populistico, di semplicistico, di demagogico. Parla di Europa sociale, verde e giusta, coniuga, insieme, diritti sociali e diritti civili, non nasconde il tema principale - il Lavoro produttivo in tutte le sue forme legittime, dignitose e sicure - per un programma di Governo alternativo a chi opera oggi non per il bene comune, non per l'universalità dei diritti e delle tutele, ma solo per interventi settoriali, frutto dei "desiderata" delle mille corporazioni italiane nemiche dell'apertura e dell'attivazione dell'ascensore sociale. Se tutto questo, se questo tipo di Opposizione non incarna il meglio del Socialismo europeo, cosa è davvero, oggi, il Socialismo possibile? Romano Prodi ha indicato Elly Schlein, e il Partito Democratico, come soggetto federatore di un Nuovo Centrosinistra finalmente maggioritario e vincente.
Al Movimento Cinque Stelle, alla Sinistra dei Verdi e dei Progressisti, ai Liberaldemocratici di "Più Europa", ai tanti delusi del "Non Voto" si spalanca davanti l'opportunità unica: quella di incidere - con una chiara scelta di campo - sul futuro del Paese, orientandolo verso il progresso e il futuro, abbandonando ogni sterile interessato tradizionalismo. La "vocazione maggioritaria" ha senso solo se è di coalizione, se riuscirà davvero a strutturare, nei valori di sempre, un nuovo impulso riformatore - con al centro il tema della "libertà eguale" - maturo e credibile. Non è questo il tempo del semplicismo binario, del radicalismo tanto borioso quanto inefficiente e contraddittorio.
Le ricette facili, le retoriche grossolane, i repentini movimenti tattici, non possono essere appannaggio di una "unione compresente" - quella dei Democratici italiani delle più diverse provenienze - che può trovare sempre meglio, nel fecondo confronto tra le sue "anime", l'antidoto alla disaffezione popolare, alla mancata partecipazione politica. Una disaffezione qualunquista - "sono tutti gli stessi!" - che sta aiutando le "minoranze" al Governo oggi in Italia a nascondere sotto il tappeto (almeno per il momento) i diversi obiettivi dei partiti di Destra, la competizione per la leadership, le mille differenze e contraddizioni che esistono tra i sovranisti, i leghisti della prima e della seconda ora, gli eredi ormai confusi del tardo berlusconismo.
A giugno del 2024 si voterà per il rinnovo del Parlamento Europeo; saranno votazioni dirimenti, potranno definitivamente abbattere il rischio populistico o dargli un nuovo impulso. Si dovrà votare pensando alle grandi "famiglie politiche" che si scontrano, alla dialettica tra riformatori/federalisti e conservatori/nazionalisti. Si vota formalmente in modo proporzionale, esprimendo le preferenze all'interno della propria lista, ma l'effetto sarà sostanzialmente maggioritario, dialettico; siamo di fronte ad un aut aut. Le Destre nostrane marciano tutte divise, chi con la Le Pen, chi con Orban, chi con i franchisti di Vox, chi con gli amici di Putin, ma mirano ad un obiettivo comune.
La vittima di tale caos organizzato è il PPE che rischia di perdere la propria natura popolare e democratico cristiana per tramutarsi nel partito dei conservatori e degli euroscettici, una vera "bestemmia" per la quale dobbiamo ringraziare gli anni di Berlusconi, la degenerazione aziendalistica e padronale portata in Europa da Forza Italia. Contro tutto questo vecchiume che avanza (un insieme di idee rappresentative del peggior nazionalismo di Primo Novecento) l'unico argine e' rappresentato dal PSE, dal Partito dei Socialisti e dei Democratici. È importante che la prima forza di Opposizione in Italia - il PD - si trovi senza incertezze in questa grande famiglia politica.
Solo una chiara affermazione del PSE potrà sottrarre il Partito Popolare Europeo dalle grinfie dei sodali di Putin (in primis la Lega Nord che con il partito dell'odierno "zar" ha stipulato un patto di ferro), mettendo ai margini le pericolose Destre nemiche dell'Unione, cultrici delle "piccole patrie" in eterno conflitto. Una rinnovata alleanza "federalista" tra PSE e PPE potrà dar luogo ad una Commissione europea in grado di affrontare le sfide del futuro, immigrazione clandestina in testa, attuando finalmente quel meccanismo comunitario di distribuzione degli arrivi che gli alleati europei di Salvini e Meloni boicottano in danno dell'Italia e dei Paesi di primo transito. L'appello decisivo, quindi, va rivolto proprio ai cittadini democratici e cristiani d'Italia, a quel ceto medio illuminato che e' stato in grado, in tanti decisivi passaggi storici, di saper scegliere, di comprendere i rischi insiti nell'estremismo degli avventurieri di turno. Un rischio, oggi, tutto insito nelle opzioni politiche europee delle Destre al governo in Italia.