LA FINE DELLE ERESIE DEL LEADER "MASSIMO" E DEL "GIGLIO MAGICO", IL RITORNO A "CASA" SEGNA LA VITTORIA DEL PLURALISMO.
Sia D'Alema che Renzi hanno sbagliato.
A fallire, infatti, è la scissione a Sinistra, la competizione politica che - incapace di misurarsi all'interno di un contenitore plurale - diviene scontro personale, riflesso distruttivo, inutile drammatizzazione funzionale solo all'affermazione degli avversari.
Il D'Alema che oggi torna nel PD - e fa bene a tornare - ha il dovere dell'autocritica, deve problematizzare il tentativo di azzoppare il Partito Democratico attraverso la creazione, in laboratorio, di un partitino di disturbo (lo deve, soprattutto, alla sua storia). Il Renzi che, da fuori, rivendica - contro D'Alema - i "successi" della propria Segreteria PD ha gli stessi doveri, lo stesso compito d'autoanalisi.
Anche Italia Viva, infatti, ha fallito come Articolo 1 e se Renzi può "vantare" politicamente qualche risultato davvero fecondo (al netto del tatticismo feroce del proprio ego ipertrofico) non può che riesumare il sé stesso di prima, la stagione riformista del PD, le scelte condivise maturate in un contesto dialettico e complesso. Oggi, sia l'identitarismo purista dei Sinistri estremi, sia il Centrismo cerchiobottista da "ago della bilancia", mostrano i loro limiti essenziali, l'impossibilità di affermarsi nel Paese come alternativa.
Oggi, sostanzialmente, due scissioni si ricompongono e il Centrosinistra del Campo Largo disegnato da Letta prende sempre più forma e senso: extra Ecclesiam nulla Salus.
Fuori da questo contesto democratico e progressista si muovono, dunque, solo le Destre, l'avversario epocale.
Ricomporre l’Unità, infatti, non significa semplicemente eliminare i distinguo ideologici, significa aderire puntualmente alla volontà, alla "strategia" del Popolo Democratico: quel "Noi", il senso di Comunità, la Prima Persona Plurale che è il fulcro ideale - insieme all'Antifascismo - della Libertà "di tutti" e della Giustizia sociale fondata sulla Nonviolenza.