Falcomatà rappresenta la speranza di Reggio, la sua Amministrazione ha la fiducia preventiva dei reggini.
Ci aspettano mesi difficili, l’emergenza Covid è davvero al suo “secondo tempo” e il tempo nuovo di Giuseppe Falcomatà ha il compito di affrontarla con il piglio deciso e il buon senso dimostrato durante la prima fase pandemica.
Il Sindaco appena eletto ha parlato espressamente di nuova svolta politico/amministrativa, di rilancio, anche di errori commessi e compresi.
Ha inteso rivolgersi a tutto il composito mondo che lo ha appoggiato, a quel popolo democratico che ha saputo reagire con forza – votandolo – contro il rischio che i “tecnici” di Salvini e gli eterni attori del “modello” Reggio si impossessassero di Palazzo San Giorgio, e ha fatto bene a raccogliere la sfida del pluralismo e del confronto periodico!
Ha chiesto, anche, di non sottacere critiche e distinguo.
Anche il novello assessore alla cultura, all’istruzione, al turismo e alla legalità, la dott.ssa Rosanna Scopelliti, nel ringraziare per la nomina, davvero inattesa ai più, ha chiesto ai cittadini di pressare la Giunta sulle cose da fare e di avanzare pubblicamente riserve e critiche, e questo è un bene, è segno di maturità.
Ed eccoci alle critiche, dunque.
La critica amministrativa, ovviamente, è prematura e nulla congiura al male: la nuova Giunta si presenta bene, ricca di novità e ottimismo e speriamo davvero riesca a portare questo nuova spinta propulsiva dentro le stanze troppo spesso imbolsite degli uffici comunali!
È già il tempo, però, della critica politica che, davvero, come tale, può servire se intesa oltre i normali riflessi difensivi, se si coglie la motivazione che, in questo caso, è senz’altro di impulso e di miglioramento.
La nomina di Rosanna Scopelliti ha ingenerato due reazioni a Destra, due riflessi contrapposti ma entrambi nocivi per il Centrosinistra cittadino.
Da una parte gli sconfitti, gli eredi legittimi del “modello” indicano al pubblico ludibrio la traditrice di una lunga stagione condivisa e mai sottoposta a seria e pubblica critica e, per tanto, accusano Falcomatà di becero trasformismo; dall’altra i c.d. responsabili, i navigatori di ogni “palude”, gli esperti dell’indistinto funzionale alla soddisfazione di interessi opachi, plaudono alla scelta bipartisan, invogliano a continuare così per tutta la Città Metropolitana, cantano il de profundis alla asserita stantia contrapposizione Destra/Sinistra: “siamo tutti gli stessi, tutti uguali, seguiamo la stessa rotta” sembrano dire in coro, sottolineando orgogliosamente la presenza importante di un’esponente di Centrodestra in una giunta di Centrosinistra.
Bene, come è chiaro, il problema esiste, e non può essere risolto cercando di bypassarlo nel silenzio, affidandosi al riflesso psicologico teso a non disturbare il manovratore da così poco tempo tornato sul ponte di comando.
Ed invece, i panni sporchi è meglio lavarli pubblicamente, questo è vero senso democratico, questo il ruolo dell’opinione pubblica informata, questa è - me lo si consenta - la storia migliore della Sinistra italiana e della tradizione Popolare.
A mio parere, per venire al punto, la contrapposizione Centrosinistra/Destra sovranista -una contrapposizione epocale che si è riverberata con forza sullo Stretto nel corso delle ultime elezioni comunali- non è facilmente superabile e obliabile con un semplice transito trasformistico, ciò peggiora solo la dialettica, la sfuma nel torbido.
Io credo ci sia un necessario passaggio politico che Falcomatà e Scopelliti debbano fare: il primo dovrebbe meglio chiarire il senso di un'apertura così inconsueta (magari approfondendo pubblicamente i meriti e le competenze del nuovo assessore, rimodulandone le deleghe, uscendo dalla retorica "è la figlia di cotanto padre") e la Scopelliti, d'altro canto, dovrebbe dare conto della sua nuova scelta di campo - dell'opzione per il Centrosinistra - dovrebbe rendere pubblica la sua “svolta”, altrimenti la questione rimane priva di senso, lasciata alla vuota retorica.
L'ex parlamentare, invece, nei suoi ultimi interventi dopo la nomina, sui social e attraverso la Stampa, non specifica questa decisione politica, non mette a critica il suo percorso pubblico, non sottolinea le ragioni politiche della nuova strada intrapresa.
Non basta, infatti, buttare la palla fuori dal campo, rifugiandosi in frasi di circostanza e in bei propositi tanto generici quanto qualunquistici, non basta richiamarsi genericamente al bene di Reggio e assicurare il proprio impegno, ciò non fa davvero onore a un politico che ha avuto una storia così densa nel centrodestra e che, oggi, probabilmente delusa dai vecchi compagni e amici, si impegna con i riformisti.
È mancata, inoltre, una sua precisa presa di posizione anche nella recente campagna elettorale: neanche al ballottaggio si è apprezzato un suo intervento decisivo, un suo appoggio per il fronte democratico che svelasse benemeritamente i nuovi sviluppi politici.
Questo, ovviamente, è un grande problema politico per il popolo progressista che tanto si è speso, senza riserve e senza richieste, per battere le Destre e che ora si ritrova una protagonista di quella compagine tra i propri assessori.
A Rosanna Scopelliti andrebbe suggerito il completamento di questa legittima sterzata, dica chiaramente le motivazioni del suo transito, chiarisca le peculiarità della sua scelta per il Centrosinistra, prenda una tessera di partito (i partiti sono gli strumenti per determinare la politica nazionale e locale, non sono una parolaccia; tutto il resto è personalismo sterile), si impegni a testa alta per il progresso civile e democratico dello Stretto.
Le ragioni, le motivazioni dell’opzione “di Sinistra” per Reggio sono tante e il popolo democratico le ha comprese da tempo, vanno però politicamente enucleate anche dai nuovi arrivati!
È un preciso dovere dei politici seri! Una ragione tra le tante? Io ne suggerirei una all’assessore Scopelliti, una ragione che ha pure un preciso senso amministrativo, concreto, diretto all’esistenza stessa dell’Ente Comune, del suo sviluppo finanziariamente sano all’interno del nostro Meridione, eccola:
i moderati, le persone di buon senso, i nemici del radicalismo identitario, del populismo e della demagogia spicciola che nasconde la cura degli interessi del Nord, non possono stare con il Sovranismo di Salvini/Meloni e non si possono più condividere le titubanze interessate e senza sbocchi, legate solo alla mera sopravvivenza di ciò che rimane del berlusconismo tramontante.
La Rivoluzione Liberale e Meridionalista - quella di Gobetti e di Salvemini, per intenderci- ritorna ad essere questione propria della Sinistra e del Centrosinistra, unico argine che ha saputo tutelare, a tutti i livelli, stato di diritto e metodo liberale innanzi al baratro delle democrature e alla tentazione dei “pieni poteri” dello statista del Papeete.
Ecco, basta dire questo, basta crederci!
A parte questo, inoltre, un’analisi attenta delle dinamiche di selezione della classe dirigente cittadina, non può che cogliere il rischio della riattualizzazione infeconda di una stagione morta della Sinistra.
Una stagione senza prospettive di cui certo non si sentiva la mancanza sullo Stretto:
la retorica giustizialista, securitaria, stigmatizzante, che traduce alle nostre latitudini la "cultura" solo attraverso il prisma e il riflesso "manettaro", poliziottesco.
Che altro senso può avere, infatti, la figlia di un magistrato vittima di mafia all'assessorato alla cultura di Reggio? Che senso ha se la scelta a questo compito non avviene per il curriculum professionale ma per questo dato familiare? Che rappresentazione è del nostro patrimonio spirituale?
E', infatti, una raffigurazione "opposta" ma in egual modo ”estrema" che tange il "romanticismo" stucchevole del corto oleografico di Muccino; è, in tal senso, un’ immagine monca, non veritiera, che riduce valore alla nostra terra, la mutila riconducendola tutta - riconducendone la “cultura” - a dinamiche criminali, senz’altro indegne, spregevoli, vergognose - degne di impegno, lotta e sacrificio - ma non culturalmente identitarie, non “eterne”, non irredimibili!
Rosanna Scopelliti