Dal suo sviluppo dipende il progresso non solo industriale della Regione. Tutto dovrebbe girare attorno all' incremento della sua produzione e dell' occupazione connessa. La stessa transizione ambientale, se ben gestita, saprà incidere positivamente in un Porto che ancora deve esprimere le sue potenzialità migliori. I problemi, infatti, non derivano solo dalla applicazione delle normative europee contro i combustibili fossili - la recente Direttiva UE ETS sulla tassazione delle emissioni inquinanti, anche nel settore marino, è oggetto di un confronto serrato per evitare danni di applicazione a Gioia Tauro - ma riguardano soprattutto la scelta governativa degli interventi finanziabili con i fondi PNRR".
Per quanto riguarda le infrastrutture al Sud, le forze di Opposizione - Partito Democratico in testa - hanno denunciato da tempo le "sottrazioni" a favore delle fasi più avanzate degli appalti nel Nord Italia. È necessario, quindi, che Governo nazionale e regionale spieghino come mai, ancora oggi, le strade e le ferrovie di Gioia Tauro non permettono a chi arriva in Porto di scaricare direttamente in zona, obbligando al trasbordo verso altri porti.
A causa di queste mancanze, di fronte a queste eterne questioni irrisolte, innanzi al pressappochismo dei nostri politici (non solo locali), sembra cedere ogni speranza ed è facile - per chi vuole confondere le acque - allontanare ogni responsabilità (che è propria di chi amministra e di chi governa) e prendersela con le Direttive europee sull' ambiente che, in ogni caso, non essendo immediatamente operative, necessitano di un preciso iter di recepimento, nel quale le nostre Istituzioni potranno - e dovranno - intervenire per ottenere la salvaguardia del Porto di Gioia Tauro.
Sulle carenze infrastrutturali al Sud, sugli obblighi perequativi che gravano sui Ministeri competenti, sul ruolo della Regione Calabria, invece, si tende a nascondere quanto pesino - eccome! - le
priorità decise altrove, le opere necessarie ad altri, gli interessi in gioco troppo spesso esogeni, lontani dal nostro territorio.
Ed allora, diciamoci la verità: in tema di Opere per colmare il gap tra il Nord e il Sud del Paese, è normale che questo Governo punti tutto sul fantomatico Ponte sullo Stretto? E' possibile che i politici del territorio coinvolti in questa follia non vedano come tutto sia subordinato a questa "bandierina" di Salvini?
Il Governatore Occhiuto, la parlamentare Minasi, così celeri nell'additare l'Europa come "nemica" della Calabria, hanno compreso che il Ministro delle Infrastrutture sta giocando il suo futuro politico, sta ingaggiando la sua sfida interna alla Meloni, vuole fondare la campagna della Lega Nord in Calabria e Sicilia per le prossime Europee, agitando sempre di più la "retorica" del Ponte, infischiandosene dei tanti limiti del progetto, dell'assenza di valutazione di impatto ambientale, dirottando ogni risorsa disponibile per la fantomatica (ennesima) "Prima Pietra"?
Ed e' già tutto chiaro, scritto nelle carte: non ci sarà vera "alta velocità", non ci sarà la zes specifica per Gioia Tauro, non ci saranno nuove infrastrutture aeroportuali, ferroviarie e di stradali in grado di colmare le disuguaglianze che dividono gli italiani.
Lo Stretto, Reggio CM, la Calabria, si debbono accontentare: in campo c'è solo la questione del Ponte. I primi cantieri ci doneranno nuovi "ecomostri" diffusi tra le due sponde - già c'è quello di Cannitello, eredità berlusconiana - buoni per disperdere risorse, magari sottratte ai fondi strutturali europei destinati alla Calabria (così come sta facendo il presidente Schifani per finanziare, da parte sua, la follia del "Ponte").
La buona politica calabrese ha il dovere - un dovere di civiltà e di progresso - di porre il Porto di Gioia Tauro al centro di ogni riflessione e progettazione e, allo stesso tempo, ha il dovere di contrastare le fallimentari scelte delle Destre al governo a Roma e a Catanzaro.
Per tutelare davvero il Porto di Gioia non basta sbraitare - come fa la Lega Nord - contro gli ambientalisti nel Parlamento europeo (senza però offrire soluzioni concrete),è necessario battersi con forza contro la finta "priorità" Ponte sullo Stretto, contro quest'opera intesa ideologicamente come Unica, Prioritaria, Risolutiva.
Risolutiva, a ben vedere, lo è davvero ma non per noi Meridionali, lo e' per i tanti appetiti lombardi su nuove progettazioni, nuovi studi, nuove "carte", prossimi interventi di cantierizzazione "preliminare" al Ponte.
Questo spreco di denari è manna dal cielo per rilanciare profitti e occupazione nel Settentrione, per posizionare le pedine di questo o quel partito in questo o quel Consiglio di Amministrazione.
Sullo Stretto rimarranno le incompiute e, dopo il disastro, parleranno di "mascheramento", di rinaturalizzazione.
E' un film già visto, un triste deja vu.
Il Presidente Occhiuto, invece di perdere tempo con il "Ponte", perché non risolve l'annosa querelle che contrappone la Regione all' AdSP di Gioia Tauro, perché non viene gestita, fuor di contenzioso, la disponibilità delle aree ex Enel, in modo da intercettare l'investimento di 10 milioni di euro presente nel PNRR, finalizzato alla realizzazione di opere infrastrutturali di viabilità sul Porto?
Perché il Presidente Occhiuto non si decide a tirar fuori il Corap (il Consorzio Regionale per le Attività Produttive) dalla liquidazione coatta amministrativa, dando nuova linfa all'industrializzazione sostenibile del territorio?
Queste, però, va detto, sono soluzioni possibili, transazioni concrete, prospettive di crescita reali, necessità vere che impongono lavoro, impegno, sacrificio.
Meglio tornare al Ponte, allora, meglio "lavorare" su illusioni e utopie, meglio anestetizzare i territori, bypassare i Comuni coinvolti (meri "uditori" in un processo decisionale falsato), meglio tacitare le opposizioni negando il "dibattito pubblico" sull'Opera.
Porto e Ponte, dunque, sono in fatale opposizione* e non solo, quindi, per il problema dell'esatta misura dell'altezza dell' intradosso del Ponte rispetto al livello del mare e, quindi, rispetto all'altezza delle grandi navi container dirette a Gioia (problema ancora irrisolto) ma, soprattutto, perché *sono in contrapposizione due modi di fare politica, di incidere nei territori, due visioni antitetiche del nostro sviluppo.
Alla razionalità viene contrapposta l'ideologia, al "possibile", l'improbabile.