A Reggio, nelle ultime elezioni comunali, sono avvenute cose strane, sin da subito emerse in qualche modo in alcuni seggi. Movimenti mai visti prima, peculiarità eccezionali. Pare - la Magistratura sta facendo il suo lavoro, è tutto in fieri - che qualcuno abbia fatto votare pure i "morti". Se questo fosse provato sarebbe una ferita davvero grave alla Democrazia, e la Città e le sue Istituzioni ne sarebbero le prime vittime. I processi riguarderanno i singoli coinvolti e non tocca a noi anticipare il giudizio. Tocca all'opinione pubblica, invece, interrogarsi sul fenomeno, valutare il contesto, ampliare l'analisi politica. Il caso "brogli", il voto dei "morti" è "Sistema"? Se così fosse dovrebbe intervenire il Ministero dell'Interno ma, da quello che piano piano emerge dalle indagini, così come anche precisato dalla Procura, non si tratterebbe di un macro-fenomeno inquinante ma di un'operazione infima, precisamente organizzata per confondere, insinuarsi, carpire fiducia e soddisfare interessi specifici. La cosa non sarebbe di certo meno grave ma senz'altro circoscritta. In ogni caso, occorre attendere il lavoro dei magistrati e rispettare il diritto di difesa. In tema di MACROFENOMENI INQUINANTI, però, in tema di "brogli", l'opinione pubblica reggina dovrebbe concentrare la sua attenzione - al di là dello scontro partitico in atto, tutto piegato sugli interessi di bottega - su ciò che da sempre avviene, che non è eccezionale, che non appare strano, che non è circoscritto, purtroppo. E in questo caso non ci sono indagini in corso, Media pronti alla pubblicazione quotidiana, partiti di opposizione che si stracciano le vesti. C’è solo il patrimonio di conoscenza, diffuso tra le persone per bene: un grumo di indizi, di parole a metà, di intuizioni, di risultati inspiegabili, di assenza di libertà e autonomia, che non può di certo sostenere un'indagine penale ma che, senz'altro, deve trovare in qualche modo sbocco nel dibattito pubblico, deve "provocare" criticamente, appunto, la pubblica opinione. Parlo, in breve, del sempre verde VOTO DEI MORTI-VIVENTI! Di chi, ad ogni elezione, subisce l'attacco dei "cacciatori di frodo", di chi entra nelle case per acquistare, promettere, minacciare, escludere, esercitare "potere" su poveri, indifesi, bisognosi, "complici", pronti a svendere la democrazia, il voto di opinione, la libertà dei singoli componenti la propria famiglia, per attaccarsi al carro della speranza di benefit, prebende, favori... al carro della Schiavitù di un Popolo, del nostro Popolo.
È, in qualche modo, il "modello Lauro", quello della scarpa consegnata prima del voto e dell'altra promessa dopo, a conti fatti, ad asservimento documentato e controllato. Ora, questo è "SISTEMA"! E i "morti-viventi" affollano i percorsi "democratici" della nostra rappresentanza - sia nelle elezioni vere e proprie che nelle primarie di partito - e si trascinano nella "non vita" dell'interesse pubblico svilito e annichilito, del bene violato di una Comunità che non potrà davvero mai dotarsi di una classe politica degna di questo nome senza lo scatto di orgoglio figlio della cultura del Diritto contro l'ignoranza del "favore". Ma per avere "orgoglio" bisogna, appunto, essere VIVI come persone libere e non come zombie.
Ed attenzione non è solo ‘ndrangheta, è la prassi di una politica piegata sul momento elettorale, la crisi etica di una cittadinanza abituata al servaggio, l'espressione negativa finale della mancata attuazione dell'art. 49 della Costituzione, dell'assenza di una legge che - sul metodo democratico come valore assoluto - strutturi la vita interna dei partiti come Istituzioni e non come semplici associazioni. Istituzioni vere e proprie che concorrono a determinare la politica nazionale. A Reggio, in Calabria, ci sono politici e aspiranti tali che sono davvero convinti che far politica significhi costruirsi una carriera sul consenso drogato, che valutano i cittadini/elettori come mandrie allo stato brado, pronte per essere catturate e fatte proprie dal più abile, dal più furbo, dal più spregiudicato. È individualismo osceno proprio di una "fase elettorale perenne" che diviene totalizzante, che assorbe impegno, forze, e che annulla e obnubila ideali, valori e progetti. Ciò che viene totalmente dimenticato, infatti, è il significato di "Cosa pubblica", il ruolo della Politica come "discussione" tra pari per un progetto, come legame che unisce le generazioni e i territori e che supera il destino dei singoli per realizzare il Bene Comune. Di tutto questo i reggini dovrebbero con forza e sacrificio dibattere. Questi "morti viventi" con tessera elettorale propria e senza necessità di "brogli", pronti a svendersi per bisogno o per abitudine, dovrebbero agitare gli incubi delle persone perbene e impegnare tutti i partiti in un percorso di reazione, di rifiuto, di riforma seria e coraggiosa. È troppo facile, infatti, stigmatizzare l’eccezione grossolana e mostrificare il caso singolo quando, invece, è la norma/normalità ad essere perversa e maledettamente contagiosa.