La politica alla prova dell’illusionismo
Un ennesimo caso di guerra tra gli esperti, dunque!
Non solo i virologi alle prese con il Covid ma anche gli ingegneri - i tecnici alle prese ancora una volta con il “mito” del Ponte sullo Stretto - rischiano di dar vita ad un teatrino fatto di accuse reciproche, di distinguo, di autocelebrazioni personalistiche.
Ma se si parla di teatrino, è ovvio, quello in pianta stabile, è giusto riconoscerlo, è proprio della Politica.
Ed infatti, sul tema evocativo della Grande Opera Unica risolutiva di tutti i mali, il primo teatrino è stato montato ad arte (nel contesto della pubblicazione degli esiti del gruppo tecnico ministeriale chiamato ad “aiutare” il Governo nella “scelta”) dalle tante Destre dello Stretto - con il ruolo di guida ideologica esercitato dalla Lega e con la retorica subalterna del Sen. Siclari di Forza Italia - che, a Villa San Giovanni, hanno rappresentato nei giorni scorsi un "evento" spot allestito nell'Aula Consiliare.
Nel silenzio pressoché generale (molti cittadini erano, e sono, solamente storditi da questa ennesima risorgenza delle solite chiacchiere) e con le titubanze interessate di sempre, tra i pochi a tenere davvero la barra dritta, nell’opportuna critica, sono stati i militanti del Circolo Democratico Villese.
In breve, che cosa è in gioco?
Non davvero la realizzazione del Ponte, è ovvio, ma l’uso di questo simbolo per le esigenze di potere di baldanzosi singoli e per l’affermazione della Lega nella Città Metropolitana di Reggio (e proprio Forza Italia e Fratelli d’Italia sembrano non accorgersi di queste finalità).
Ciò che va criticata, infatti, è l’evocazione fantasmatica di una assenza cogente, l’abuso di un costoso artificio politico, buono per obnubilare le coscienze ma dannosissimo per i nostri territori, per il concreto sviluppo della nostra terra, davvero bloccato dal ritorno periodico del caso Ponte.
Un buon Seminario/webinar - visibile on line sulla pagina FB del PD villese - ha messo, poi, in chiaro - grazie al contributo del prof. Francesco Russo e del Prof. Domenico Marino, entrambi dell’Università Mediterranea di Reggio - lo stato dell’arte:
gli esiti delle analisi dei tecnici ministeriali hanno buttato al macero 30 anni di progettazione della Stretto di Messina S.p.a. (oggi in liquidazione), anni di progettazione pagati dai cittadini inermi !
Esclusa, quindi, la struttura ad “unica campata" e il tunnel, l'unica possibilità ancora al vaglio è quella del Ponte a tre campate ma occorre uno studio di fattibilità molto complesso (mai davvero realizzato!), una volontà politica chiara e non ideologica e una seria e articolata interlocuzione con i territori coinvolti.
Il tutto inquadrato in un contesto nel quale l'attraversamento stabile giunge al termine di un potenziamento infrastrutturale dei porti, delle ferrovie e della viabilità autostradale (questo dice il documento degli esperti ministeriali ! Altro che gli appalti pronti spacciati a Villa dalle Destre dello Stretto).
A questo punto, la domanda retorica sorge spontanea: non sarebbe ora, quindi, di passare oltre?
O dobbiamo continuare - va ribadito - con questo ingombro, con l'assurdo logico dell'Unica Opera decisiva, che grava sulle tre Città dello Stretto e che frena gli interventi davvero necessari? (il prof. Marino ci ha ricordato per quanti decenni il Piano Regolatore della Città di Messina è stato bloccato in attesa di sapere dove venissero realizzati i pilastri del Ponte).
È ovvio che nessuna risposta davvero sensata potrà pervenire, a Villa e a Reggio, da quelle forze ormai decisamente lontane dai bisogni popolari e chiuse nel fortino dei propri giochi di potere (in queste ore Forza Italia si sta squassando sulla tentazione della Federazione con Salvini) - a Villa sono stati i primi nella CM ad avere la Lega costituita in Consiglio ed espressiva del Capogruppo di Maggioranza del Sindaco sospeso Siclari - cui rimane solo la cortina fumogena di un inganno spacciato come vero.
Sul Porto a Sud di Villa (a Nord per Reggio), sul Polmone di Stoccaggio, sulle opere di "liberazione" del Fronte Mare, sulla stessa Alta Velocità, le Destre boccheggiano inespressive e si accodano - così è accaduto nelle Commissioni consiliari di Villa - alle concrete iniziative programmatico/progettuali presentate dall'Opposizione.
Tutto ciò, il lassismo fiacco sulle opere davvero indispensabili (Le cose che davvero vanno inserite nel PNRR per il bene della Calabria e dello Stretto, infatti, ce le hanno dette i professori Russo e Marino e non certo il Senatore Siclari), conferma l'approccio dei più recenti fautori e sponsor entusiasti del Ponte:
Ciò che davvero conta non è l'Opera ma la sua narrazione !
Come in un romanzo o, meglio, come in un post acchiappa like, ciò che conta è un "titolo", un feticcio, un totem, da utilizzare - a Roma - per sostenere carriere e per sostanziare, in qualche modo, le ragioni della propria presenza politica.
È l'effetto mediatico ciò che serve: l’utopia romantica che si afferma sulla realtà!
E la stessa Villa San Giovanni, in questa narrazione triste, è stata presentata come un villaggio di cartapesta, davvero fantasma, proiettato in un futuro distopico sotto l’ombra del Ponte.
Come la Capitale illusoria di un regno inesistente, farlocco, fasullo, sospeso senza peso tra due sponde, come il Ponte che non c’è.