In questi ultimi giorni, a ridosso delle elezioni regionali, molti commentatori - di Destra e di Sinistra - si sono esercitati sul tema dell'Unità tradita, del proliferare correntizio. Solo a prima vista, a mio parere, queste giuste critiche possono sembrare rivolte contro la feconda pluralità di "anime" esistenti, ad esempio, tra i Democratici calabresi, oggi sconfitti.
Se si riflette in maniera attenta, invece, la lettura corretta è un'altra: non il pluralismo ma la RICAPITOLAZIONE SULL'UNO, SULL'UNICO, è il problema - continuo con un esempio paradigmatico - del PD e non solo del PD.
La "chiusura" sul presunto Leader (e non la dialettica aperta) fa degenerare in "correnti" le aree culturali. "Prima tutti bersaniani, poi tutti renziani" poi ancora tutti per Zingaretti, ora tutti per Letta e – a Destra, ancora - prima con Berlusconi, poi con Salvini e Meloni, e ora di nuovo in fila dietro il redivivo Silvio “di Calabria” (numeri “eccezionali” per Forza Italia, sostanzialmente ridimensionata, invece, sul piano nazionale).
Il problema, ancora, è più che generazionale ... è spirituale!
Di certo Mario Oliverio (l’immarcescibile ex Governatore “progressista” calabrese che ha tentato anche stavolta l’ennesima avventura elettorale, in danno del Centrosinistra si intende) batte tutti i record di persistenza al "potere" (è dagli anni ’80 dello scorso Secolo in Consiglio Regionale) ma è pur vero che ci sono "Giovani" più antichi degli Ottantenni: nuove Leve che interpretano la politica come "o con me, o contro di me", nuove Speranze che aggrediscono gli uomini e i Circoli non allineati al pensiero unico, Futuri Leader che lavorano per boicottare gli altri, le diverse candidature, i componenti della stessa Lista .
Tutti "colpevoli", appunto, di non "servire" l'Uno, l'Unico.
È ovvio che questo mal costume non riguarda solo il PD, la “Sinistra” (ed anzi nel PD, proprio la presenza operativa e valida dei Circoli attivi, aiuta a tenere alta l'attenzione e il dibattito) ma costituisce lo specifico di buona parte della politica calabrese (solo di quella??).
Ed è stato chiaro nel corso di questa ultima campagna elettorale: la retorica del Primo, del Più forte, dell'Avanguardia, del Capo, del Maschio alfa, del Migliore (ed in questa retorica l’oggi delusissimo De Magistris è stato il Campione per eccellenza) ci riporta a stagioni tristi dell'impegno per la gestione della Cosa Pubblica. Così si abbatte lo spirito di Comunità, si tradisce il mandato Costituzionale contenuto della disciplina dei Partiti, si azzera il confronto ideale, si schiaccia l'elaborazione teorica e la progettualità pratica sulle esigenze di visibilità e di carriera del Candidato "eccezionale", circondato da yes man e lacchè di vario genere. L'Unità a cui, invece, fa riferimento lo spirito più autentico della Buona Politica è la Sintesi frutto della discussione e del lavoro franco tra pari, tra uguali, senza "Signori' buoni solo per attribuire benefici. Solo questa Sintesi genera una vera Linea Politica fondativa e proiettata al futuro. Tale Sintesi, ovviamente, deve essere garantita - all'interno dei Partiti - da Organi e Vertici che siano garanti di tutti, non di pochi. Un Segretario, un Commissario (e in Calabria, purtroppo, battiamo tutti i record per Commissariamenti et similia) che risponde solo ad Uno, come può dirsi "legittimo"? La iattura della parzialità interessata spezza, appunto, la Comunità riducendola a banda in mano al Capoccia di turno. È la degenerazione della Democrazia! Anche queste elezioni passeranno con strascichi, e l'impegno dei veri Riformisti (e non di quelli che usano il lemma come un feticcio di nascosta conservazione) consiste nel far "passare" i mali antichi che precedono e seguono gli appuntamenti elettorali: l'individualismo, il carrierismo, l'obnubilazione degli interessi dei Territori.
Solo la ristrutturazione di un Nuovo Partito Democratico calabrese davvero Socialista nel senso europeo del termine, solo la rifondazione di Nuovi Partiti di Centrodestra davvero liberali (quelli esistenti, ormai, sono solo Centri di Potere buoni senz’altro a vincere ma non a convincere) potranno condurre a quella Unità Politica, a quell'Ordine del confronto popolare fondato su uguaglianza, diritti e doveri, a quella Dialettica sana che non teme il passaggio di competenze e di autorità (anche il passaggio generazionale), che è la precondizione del corretto funzionamento delle Istituzioni.
E in tal senso ogni "Commissariamento" - strumento "eccezionale" che rischia di divenire regola tra i Partiti ma anche nella Sanità e negli Enti Locali - mostra evidente il suo limite più grosso: è il limite dell'estraneo e dell'esterno che mutila la partecipazione e disconosce le realtà specifiche; il limite di un nuovo tipo di colonialismo culturale, quello fondato sul mito della "Calabria terra irredimibile" funzionale alla carriera dei tanti, troppi "Salvatori" catapultati a caccia di medaglie.