Enrico Letta, sulla "dote" per i diciottenni da finanziare con le imposte sulle successioni milionarie, ha detto una cosa di Sinistra? Probabilmente sì, perché la proposta mira inequivocabilmente a redistribuire risorse a favore delle famiglie in base all'ISEE, ma non può essere facilmente etichettata come una iniziativa "Socialista" o, meglio, lo è nel senso proprio che il Socialismo Democratico è davvero il Liberalismo per le masse, la liberazione delle stesse attraverso il metodo della libertà, grazie all'affermazione della "libertà eguale", quella, appunto, dei punti di partenza, dell'abolizione del privilegio di classe. Le imposte progressive sulle eredità, quindi, sono, in tal senso, una storica ricetta liberale! E le reazioni scomposte delle Destre italiche alla proposta del Segretario PD sul tema -Destre notoriamente refrattarie al liberalismo e chiuse sui rigurgiti corporativi e familistici- confermano, purtroppo, il deficit culturale dell'area politica monopolizzata dalla coppia "cattivista" Salvini/Meloni e da quel che rimane del berlusconismo piegato su un esibito conflitto di interessi. Il principio dell’eguaglianza ai box di partenza, le politiche, quindi, che intendono finanziare gli studi, il lavoro e il futuro dei giovani privi di mezzi, attraverso un incremento moderato delle tasse ereditarie sui grandi patrimoni (negli altri Stati europei il prelievo è ben maggiore) è, quindi, una vera e propria "bestemmia" per gli pseudo liberali e, purtroppo, non sembra sia stata apprezzata neanche da Draghi. Il Presidente del Consiglio, probabilmente, è fin troppo impegnato nel difficile ruolo di equilibrista nel contesto di un esecutivo così variegato, tanto da escludere dall'alveo delle riforme necessarie ciò che appare "divisivo". Dico che non è stata apprezzata, né ben compresa, perché, appunto, l'utilizzo della leva fiscale sulle successioni costituisce un argomento programmatico proprio dei liberali autentici!
Cerchiamo di essere precisi: sono tanti i pensatori "occidentali" che hanno difeso la tassazione delle eredità. John Stuart Mill, l’autore di "On Liberty", nello specifico, promosse l’imposta di successione perché in grado di realizzare l’eguaglianza delle condizioni per la competizione economica, come un ottimo viatico, dunque, per realizzare un assetto sociale davvero meritocratico e "moderno", nel senso della "nudità liberale" (espressione di Agnes Heller), delle eguali chances per tutti, a prescindere da status e da ingiustificabili privilegi. Privilegi, appunto, ereditati e sottratti all'intervento perequativo dello Stato di Diritto.
Anche Luigi Einaudi affrontò spesso il problema dell’eguaglianza (il liberalismo, infatti, è primariamente un'istanza etica). Per il grande economista e Presidente della Repubblica, infatti, un sistema di tassazione concepito in modo da premiare il lavoro e la produzione, contro la conservazione del patrimonio trasmesso, era funzionale alla mobilità sociale e al progresso.
La tutela della libertà individuale come "libertà di tutti" ha senso solo se questa libertà è ricca di contenuti e di opportunità di crescita. Che senso ha battersi per la libertà degli ereditieri milionari -i pochi, gli ottimati- contro le aspettative concusse dei molti, dei cittadini? L'opzione per i primi - per le rendite economiche e di posizione - non è un'opzione propriamente politica ma sterilmente conservativa, nel senso della trasmissione incorrotta dello status quo. È l'egoismo in campo, l'appropriazione "eterna" di risorse trasmesse senza vulnus, un qualcosa di opprimente e di "clericale", nel senso dell'ottusità identitaria e "proprietaria" così tanto denunciata anche da Papa Francesco.
Tassare le eredità, quindi, è senz' altro in sintonia con l’approccio liberale. Di più, ne è una conseguenza spirituale certa, perché il liberalismo, attraverso l'abolizione moderna delle eredità di "gilda”, dei retaggi nelle differenze "qualitative" tra le persone, e con l'unità del soggetto giuridico "anonimo" di fronte alla legge, ha affermato la naturalità dell'uguaglianza alla nascita, dell'uguaglianza delle possibilità nella contingenza priva di legittimità sovrana, nobiliare, di appartenenza. Uguaglianza che va "sostanziata", appunto, grazie anche al meccanismo delle imposte progressive. La competizione sociale potrà poi - ed è un bene - differenziare i punti d'arrivo sulla base dell'impegno, dell'intelligenza, della passione e del merito ma è senz'altro ingiusto che lo Stato Liberale e Sociale si arrenda alle disparità generazionali, decidendosi per tutelare (sottraendolo da un contributo necessario per la Società) il patrimonio trasmissibile dei "Paperoni" e negando opportunità, invece, a chi, sprovvisto di risorse ereditate, si affaccia sul futuro del mondo dell'impresa, del lavoro, della formazione continua.